Prima ancora che come tecnologia, la fotografia si manifesta agli esordi come “desiderio” di fissare le immagini prodotte nella camera obscura.
Un desiderio già attestato in Dürer e ben radicato nel mito originario dell’arte, ma avvertito con forza crescente tra il tardo Settecento e l’inizio dell’Ottocento quando, nell’ambito della ridefinizione romantica di spazio, tempo e soggettività, emergono le condizioni che renderanno possibili le prime realizzazioni concrete del procedimento fotografico e la nascita “ufficiale” del medium.
Un’invenzione preannunciata da secoli di complesso rapporto tra arte e realtà, ma che è di fatto il prodotto di un contesto estetico, sociale e culturale.
L’incentivo della modernità industrializzata, con il suo investimento nella logica della produzione di massa, mette in moto le ricerche di scienziati, sperimentatori e artisti di paesi e culture diversi culminate poi nelle creazioni di Talbot, Niépce, Daguerre, Bayard e degli altri protofotografi mossi, in parallelo e in contemporanea, dal desiderio di trattenere con ogni mezzo i “disegni della natura”.
“Un desiderio ardente” è una meditazione sulla questione delle origini della fotografia oltre che sulla sua identità: ispirato dalla genealogia di Foucault e dalla decostruzione di Derrida, Batchen ne riscrive la storia da un punto di vista nuovo.
- Copertina flessibile: 255 pagine
- Editore: Johan & Levi (4 dicembre 2014)
- Collana: Saggi d’arte
- Lingua: Italiano
- Acquisto: https://amzn.to/2QeIg4I